05 agosto 2007

In ufficio non mi lasciano sferruzzare

Pensa che bello sarebbe se arrivi la mattina, ti siedi sulla tua poltrona, e tiri fuori uncinetto, ferri, gomitoli, oppure pennelli e colori, e fai quello che ti salta in mente. All'ora di pranzo vai a mensa, dove trovi gia' cucinato, e poi ricominci.

Niente da fare.

E pensare che un tempo non era cosi'.

Quando ero appena assunta, mi ricordo che in cima al grattacielo c'era il piano dei grandi capi, ognuno con la sua segretaria privata. I grandi capi avevano la mensa privata ed i bagni privati, chiusi a chiave per non essere contaminati, perche' a quel tempo tutti i grandi capi erano stranieri e "in Italia non si sa come stanno a pulizia".

La segretaria privata era un'istituzione.

Il suo lavoro era quello di chiamargli la gente al telefono sfoggiando un tono altamente professionale per far fare bella figura al capo, dire "un attimo vedo se e' in stanza" prima di passargli le telefonate che lui accettava o inventare scuse se non voleva, comprargli il lumachicida per il giardino, andargli a pagare le bollette, prendergli i soldi in banca, annaffiargli le piante, preparargli il caffe' e lavare la tazza (del caffe'), dare retta alla moglie e amenita' simili.

Ne succedevano di tutti i colori. Per esempio alle due di notte il capo la chiamava per dirle che nella casa affittata dalla societa' c'erano i cuscini scomodi e quindi doveva trovarne di migliori.

Doveva essere sempre a sua disposizione, guai se il capo buzzava con l'interfono e lei non rispondeva.

Io passavo davanti alle loro porte carica di scartoffie e le vedevo sferruzzare tutto il giorno.
Si', loro potevano. L'importante era rispondere all'interfono ed eseguire il comando di turno, poi potevano tornare a sferruzzare senza sensi di colpa fino al prossimo buzz. E per non lasciar impigrire il cervello, spettegolavano con la compagna di stanza, segretaria del capo di fronte e sferruzzante pure lei.
Se il capo passava davanti alla segretaria, quella continuava tranquillamente a sferruzzare, e lui non diceva niente, era normale cosi'.

Era il tempo in cui uno di quei capi girava per i corridoi dei sottoposti facendo tintinnare le chiavi in tasca "cosi' capite che sto arrivando e fate finta di lavorare". Beata teoria X.

Come se non bastasse, le segretarie private prendevano pure un sacco di soldi, mentre uno dei dirigenti ripeteva: e pensare che mio fratello e' comandante di una nave e guadagna meno di loro.

3 commenti:

bricolo-chic ha detto...

Mi sembra di vedere quel vecchio ufficio in bianco e nero.
però non mi piacerebbe lavorare a maglia in ufficio: vuoi mettere a casa con la pinza nei capelli senza trucco e in vestaglietta???

Ai Ferri Corti ha detto...

Ecco, mi è caduto un mito! adesso che me l'hai detto penso che non sprecherò più tempo a mandare i miei curricula alle multinazionali!
Anche se ho sempre pensato che gli unici essere a fare la maglia al lavoro fossero le bidelle! Nella mia scuola ce n'era una che aveva trovato il modo di arrotondare lo stipendio: confezionava capi e campioni per il negozio di filati di fronte. Capi che venivano venduti - a quei tempi - a prezzi che mi parevano esorbitanti. Indossati puntualmente da professori e preside donna compresa, apparentemente ignari di tutto ciò. In orario di lavoro.
Comunque mi presento: sono aiferricorti e mi piace sferruzzare ma all'occorrenza non disdegno l'uncinetto. E il tuo giacchetto di qualche post fa è molto intrigante. Posso liberamente ispirarmi alla tua opera?

Artisticando ha detto...

x ai ferri corti:
certo che puoi copiare, le foto nei blog servono per questo !
A proposito, guarda che adesso le multinazionali sono mooooooolto diverse e, a meno che non ti piaccia sgobbare, evita gli inviii.